Colloquio di Lavoro in Spagnolo

In questa guida spieghiamo come prepararsi per un colloquio di lavoro in spagnolo.

Il colloquio è il primo passo per ambire a ricoprire una posizione professionale per la quale vi siete candidati. Ebbene, potrebbe capitarvi che il colloquio si svolga non in lingua italiana, ma in spagnolo. Il perché di una simile scelta da parte del selezionatore potrebbe dipendere da una serie di motivazioni assai diverse, o è legato al fatto che la posizione ricoperta richieda viaggi all’estero, evidentemente di lingua spagnola, o perché si tratta di una posizione commerciale, dove lo spagnolo è assai diffuso, essendo numerosi i paesi in cui si parla. Vi spieghiamo adesso brevemente come fare per prepararsi al meglio.

Chiaramente, se siete stati chiamati a sostenere un colloquio in spagnolo, è evidente che abbiate scritto nel curriculum di parlarlo, anche a livello base, ma di parlarlo. Sappiamo quanto possano essere gonfiate le informazioni inserite nel CV, magari alla voce conoscenze linguistiche o informatiche , ma il consiglio, se ci tenete davvero ad ottenere il posto, è almeno di prepararvi in maniera decente sulla pronuncia e sulla grammatica basilare, apprendendo la coniugazione dei verbi elementari, le frasi più comunemente utilizzabili in una selezione lavorativa e attinenti la vita quotidiana. Se siete totalmente digiuni di spagnolo, meglio sarebbe essere sinceri ed eventualmente disposti a rinunciare, perché sarebbe una perdita di tempo per voi e per chi vi seleziona, oltre che una pessima figura.

Ci sono alcune domande di base, alle quali potreste dovervi preparare. Una di queste è la seguente: “Como se describirìa a usted mismo?”, ovvero “Come si descriverebbe?”. Si tratta di una domanda, che generalmente viene posta al candidato all’inizio del colloquio per cercare di rompere il ghiaccio, ma che ha anche la finalità di valutare le caratteristiche salienti della persona che si ha davanti, ovvero il suo modo di essere e, soprattutto, di vedere sé stesso. Per questo, cercate di non divagare e di essere concisi, non fosse altro, perché in una lingua straniera è sempre consigliabile essere stringati, in quanto si rischia di sbagliare il meno possibile. Dunque, soggetto + verbo + complemento oggetto. Cosa comunicare? Dipingete la vostra figura professionale, che è quello che interessa all’azienda, mostrandovi umili e non troppo convinti di voi stessi. L’umiltà è sempre una qualità apprezzata, per quanto si possa e si debba anche segnalare di essere consapevoli delle proprie qualità.

Altra possibile domanda: “Por qué dejò su empleo anterior?”, ossia “Perché ha lasciato il suo precedente lavoro?”. Attenzione alla risposta, dovete cercare di non mostrarvi polemici nei confronti del vostro ex datore di lavoro o colleghi, perché altrimenti rischiereste di passare per piantagrane, ovvero per persone negative, anche nel caso in cui abbiate ragione e siate state vittime di comportamenti scorretti. Cercate di rispondere di ambire a una posizione professionale più elevata, che possa magari agevolare una carriera di un certo livello e in una realtà più dinamica, meglio se radicata sul piano internazionale. Il messaggio che deve sortire da questa risposta deve essere, quindi, positivo, non cupo, non rancoroso.

“Como trabaja usted bajo presion?” (“Come lavora sotto pressione?”): cercate di mostrarvi sicuri, in grado di sostenere un carico di lavoro con picchi anche di un certo livello e giornate lunghe. Non esternate nervosismo o scarse abilità di organizzazione nell’ambito lavorativo.

A questo punto, il selezionare potrebbe porvi una domanda sul vostro futuro, che potrebbe suonare più o meno così: “Come se ve usted dentro de cinco anos?” Ovvero, come si vede tra cinque anni? L’obiettivo del selezionatore non è tanto di capire quale sia il vostro futuro, quanto quale immagine abbiate di voi stessi, se siete in grado di proiettarvi in una realtà professionalmente più elevata di quella attualmente ricoperta e, soprattutto, se abbiate una visione positiva di voi, delle vostre capacità e delle possibilità offerte dall’ambiente circostante. Per questo, cercate di non dare risposte eccessive, ma segnalate di vedervi tra un certo numero di anni in una dimensione professionale più elevata, così da sfoggiare anche un certo ottimismo.

Infine, una domanda potrebbe riguardare le vostre qualità: “Que calidades lo ayudan en esta posicion?”,cioè quali qualità le sono di aiuto in questa posizione? In sintesi, dovete essere in grado di sintetizzare le qualità acquisite nel percorso scolastico prima e professionale dopo. Per esempio, l’apprendimento delle lingue straniere, di abilità informatiche, così come anche di conoscenze specifiche riferibili alla posizione lavorativa per la quale vi state candidando, nonché le esperienze professionali, che avrete probabilmente alle spalle, comprese le abilità acquisite sul campo, come quelle di negoziazione, di trattativa, la capacità di lavorare con altri colleghi e reparti aziendali, la predisposizione ai contatti interpersonali.

Sopra ogni cosa, presentatevi puntuali e con aspetto attento, ovvero vestiti eleganti e senza accessori moda vistosi.

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Assessment Center e Colloquio

L’assessment center è una metodologia d’indagine, utilizzata dalle imprese per selezionare il personale o anche controllare le risorse umane dell’azienda, che ha come fine di verificare le capacità professionali degli individui esaminati. L’assessment center analizza l’insieme dei comportamenti che permette di raggiungere risultati in collaborazione con altre persone, affrontando situazioni complesse, valutando le interazioni tra le persone coinvolte nell’indagine. Questa verifica si effettua simulando la realtà operativa di un’azienda, monitorando il modo in cui gli individui si comportano, sulla base delle situazioni riprodotte. Chi viene esaminato deve dimostrare, in buona sostanza, di essere in grado di trovare soluzioni a un problema, alternative, di sapere mettere su un piano, di saperlo attuare, capacità di negoziazione, di analisi dei problemi e di fare proposte e presentare dati.

Per questo, l’assessment center si è rivelato uno strumento molto utile per tenere un colloquio di lavoro. Si mettono su veri e propri laboratori, che consentono agli osservatori di esaminare le azioni e le interazioni tra individui, sottoponendoli a una serie di prove, a ciascuna delle quali viene assegnato un punteggio. Le aree di analisi sono generalmente quattro: gestione delle relazioni, adattamento al cambiamento e situazioni nuove, problem solving e competenze manageriali e di leadership.

Le prove di cui sopra, che puntano a simulare la realtà e uno specifico problema, possono essere individuali o di gruppo. Quanto alle prove di gruppo, possono essere esposti problemi da risolvere o un caso aziendale, simulando una riunione vera e proprio, nel corso della quale vengono sottoposti ai partecipanti problemi anche abbastanza particolari. Si tratta di situazioni limite, non ordinarie, ma che hanno l’obiettivo di verificare come ciascuno degli individui sottoposti a esame si comporterebbe dinnanzi a casi straordinari, se dispongono di capacità di gestione di situazioni estreme, se dispongono di uno spirito di adattamento, propositivo, se riescono a superare le difficoltà.

Un metodo utilizzato spesso consiste nell’assegnare un ruolo a ciascun partecipante, per esempio, chiedendo a uno di prendere le parti di un manager aziendale nel corso di una riunione di lavoro, a un altro di simulare il ruolo di capo reparto. In questo caso, si cerca di verificare se l’individuo possiede la capacità di assumere ruoli diversi da quelli attualmente ricoperti nella realtà, anche se non necessariamente questi hanno a che fare con la posizione per cui ci si è candidati. Per esempio, si può benissimo essere chiamati a recitare il ruolo di manager, all’interno di una prova di gruppo, finalizzata alla selezione di un impiegato commerciale.

Nel corso di un colloquio di gruppo di questo tipo, il numero dei partecipanti può essere tagliato di sessione in sessione, quando dopo ognuna vengono eliminati dal selezionatore quelli considerati meno preparati. Simili colloqui possono arrivare a durare anche un’intera giornata, al culmine della quale viene individuato un solo candidato o un numero ristretto di candidati adatti per l’assunzione.

Nelle prove individuali, al candidato viene chiesto di affrontare un caso aziendale o di assumere decisioni in merito a un problema. Con il test, invece, si somministra al candidato un questionario, che dovrà verificare le sue capacità logiche, le attitudini, i tratti della personalità. Lo stesso risultato può raggiungersi con interviste. Le prove possono anche essere di coppia. A ognuno dei due candidati viene assegnato un ruolo da recitare. Il caso tipico è quello della negoziazione, per cui uno fa il venditore e l’altro l’acquirente.

L’errore più comune che si commette, quando si partecipa a simili prove di valutazione è quello di pensare di dovere esibire soluzioni perfette a un problema sottoposto, oppure di dovere fornire risposte esatto. L’intento di chi osserva, però, è di individuare soggetti con attitudine al lavoro di squadra, che siano in grado di pensare in maniera innovativa, che riescano a affrontare situazioni avverse simulate, che posseggano capacità di leadership, di confronto con gli altri, di collaborazione. In sostanza, dovete dimostrare il vostro carattere. Per questo, non dovete mentire, non dovrete recitare di possedere una personalità diversa da quelle che realmente vi appartiene, anche perché venite osservati da persone esperte in materia, in grado di capire se state mentendo da un gesto, una postura, dal modo di parlare e di approcciarvi agli altri.

Fate attenzione, quindi, la comunicazione verbale, oltre a quella fisica. Sedetevi in una posizione composta e segnalando autorevolezza. Interagite con gli altri con toni appropriati e cercando di ascoltare, senza esternare comportamenti di sopraffazione, di puro esibizionismo e valutando bene di aggiungere alla discussione spunti originali, frutto del vostro pensiero, della vostra personalità, evitando di accodarvi alle soluzioni individuate da altri e di replicarle per la semplice volontà di farvi ascoltare.

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Colloquio Skype

Oggi, grazie alla diffusione delle tecnologie, oltre che alla globalizzazione crescente dell’economia, è comune sostenere colloqui in videoconferenza e il programma certamente più utilizzato allo scopo è Skype. Immaginate di avere inviato la vostra candidatura a un’azienda, che non ha sede nelle vicinanze del vostro luogo di residenza e che siate stati prescelti, almeno per effettuare il primo passo di selezione.

Risulta essere molto probabile che il selezionatore, vi telefoni, comunicandovi giorno e ora per sostenere un colloquio su Skype. Qualcuno potrebbe pure chiedersi cosa sia, ma la domanda non sarebbe lecita ai giorni d’oggi. Trattasi di un programma per chattare e fare chiamate video a costo zero. La prima cosa che dovreste fare, ancora prima di inviare il vostro curriculum e lettera di presentazione, è creare un account Skype, indicandolo tra i vostri dati personali. Per farlo, basta semplicemente inserire un vostro indirizzo mail e scegliere un nickname da utilizzare per le conversazioni con altre persone. Visto che, come nel caso in esame, Skype può essere utilizzato a fini professionali, il nostro consiglio è di utilizzare nickname seri. Evitate di presentarvi al vostro potenziale datore di lavoro come fragolina88, perché iniziereste la conversazione con il piede sbagliato.

Vediamo come si sostiene un colloquio di lavoro su Skype. Non è la fine del mondo, come non è nemmeno farlo di presenza, ma l’importante è non prendere la cosa alla leggera. Il fatto che un colloquio si tenga in chat video non significa che sia meno serio di uno in cui dovreste presentarvi di persona. Se avete compreso questo punto, sareste anche voi concordi che sia assolutamente necessario presentarsi con un aspetto attento e vestiti in maniera adeguata. Per intenderci, se siete un uomo dovrete farvi la barba, pettinarvi bene, magari togliere dal viso e altre visibili del corpo piercing o accessori eccessivi e vistosi, mentre se siete una donna, valgono le stesse raccomandazioni.

L’abbigliamento, dicevamo, deve essere adeguato. Ora, il rischio insito in una conversazione Skype sta nel vestirsi in maniera ineccepibile, ma solo dalla vita in su, pensando che tanto, stando seduti, il vostro interlocutore non sarà in grado di vedervi al di sotto di essa. Niente di più sbagliato, perché nessuno è in grado di sapere cosa possa accadere in fase di colloquio. Se per una qualsiasi ragione dovreste alzarvi, magari per prendere un oggetto di utile? Fareste una magra figura, che potrebbe essere evitata, semplicemente indossando un abbigliamento consono dalla testa ai piedi.

Fatto presente che l’aspetto è importante, al pari di un colloquio fisico, bisogna adesso premettere che la puntualità è d’obbligo. Se siete stati convocati a un colloquio online alle ore 15.00 del giorno X, dovrete essere su Skype almeno 5 minuti prima, segnalando al selezionatore di avere a cuore la posizione per cui vi candidate.

Prima di tenere il colloquio, se non avete mai utilizzato Skype sullo specifico Pc, tablet o telefonino, sarebbe opportuno verificare che funzioni bene sia a livello di immagine, che di quello audio. Può accadere, infatti, che la configurazione non sia ottimale, per cui la vostra immagine si veda sfocata o scurita o a scatti, in questo caso a causa dalla connessione o dalla lentezza del dispositivo utilizzato. Ecco, quindi, che tutti questi aspetti dovranno essere valutati prima ancora di iniziare il colloquio. Vi consigliamo di fare una prova, magari con un amico, verificando la vostra voce e il grado dell’illuminazione dell’immagine.

Una volta iniziato il colloquio, dovrete cercare di apparire sciolti, ma anche formali. Mettetevi in posizione comoda, ma seduti educatamente, guardando nello schermo il vostro interlocutore e avendo cura di sostenere la conversazione in un’area non rumorosa. Evitare, per esempio, colloqui su Skype per strada o in altre zone transitate o affollate o anche in macchina, perché non sarebbero percepiti come luoghi opportuni da chi vi ascolta e guarda.

Guardate dritti nello schermo il vostro interlocutore, senza concentrarvi sulla vostra immagine. Tenete un tono di voce adeguato, sicuro, ma non strillate e meglio se tenete le casse a un livello audio non basso, ma nemmeno alto, in modo da sentire il selezionatore senza problemi, ma anche senza dovervi tappare le orecchie. Non guardate nel vuoto e cercate di essere sorridenti, ovviamente nei limiti del dovuto, evitando di gesticolare troppo e di muovervi o alzarvi mentre parlate, tranne che per un qualche motivo ciò non vi sia necessario. Fare un colloquio su Skype in camera vostra non implica che possiate fare come se foste a casa vostra.

Infine, occhio allo sfondo. Risulta essere importante che il vostro interlocutore visualizzi uno sfondo possibilmente neutro o al limite formale, come potrebbe essere una scrivania, una libreria o una parete. Altro, come armadi o letti, rappresenta una soluzione non opportuna.

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Pregi e Difetti Colloquio di Lavoro – Cosa Raccontare

In questa guida spieghiamo cosa rispondere se durante il colloquio viene chiesto di parlare dei propri pregi e difetti.

Sempre più spesso, nel corso di un colloquio di lavoro, magari verso la fine, prima di essere congedati, il selezionatore è solito porre domande a sorpresa e a prima vista apparentemente fuori dalle righe. Una di queste è molto probabile che sia “Mi dica un suo pregio e un suo difetto o Mi elenchi due o tre pregi e due o tre suoi difetti”. Può accadere, che essendosi preparati per altro, non si risponda immediatamente, oppure che lo si faccia goffamente, facendosi venire in mente solo qualche pregio, ma non un difetto, cosa che ci renderebbe poco credibili, dato che tutti abbiamo qualche pregio e tutti abbiamo qualche difetto.

Una lunga pausa per riflettere su quali siano gli uni e gli altri non sarebbe appropriata, perché segnalerebbe al selezoinatore scarso spirito autocritico, il che sarebbe grave, specie per determinate posizioni lavorative. Per esempio, come si potrebbe aspirare al ruolo di responsabile del personale, che implica una capacità di relazione con i dipendenti dell’azienda, quando non si è in grado nemmeno di conoscere le proprie caratteristiche.

Dunque, il primo consiglio che vi forniamo è di prepararsi bene a questa domanda, ormai molto frequente. In che modo? Bisogna analizzarsi, cosa che si dovrebbe essere abituati a fare di tanto in tanto, anche soffermandosi cinque minuti nel corso della giornata.

Attenzione, però, perché non solo non è sufficiente fare un elenco di pregi e di difetti, ma anzi sarà molto importante venderli bene al nostro interlocutore. Come prima cosa, i pregi non devono essere esagerazioni delle proprie qualità, perché si rischia di scadere nel ridicolo, nel grottesco. Se sono un tipo preciso, non posso affermare che la mia qualità è la perfezione, altrimenti strapperemmo solo un sorriso da parte di chi ci ascolta. Dobbiamo soppesare le parole, per esempio, potendo affermare di essere inclini alla precisione, puntuali, capaci di interagire con gli altri, flessibili, dinamici, eclettici. Nel sottolineare i pregi, dobbiamo evitare di dare un’idea di noi stessi inflessibile, immutabile, perché un’azienda trova generalmente sconveniente che un suo dipendente, per quanto puntuale e preciso, non sia in grado di interagire con gli altri colleghi o che non riesca a comprendere le esigenze altrui, di fatto potendo esacerbare o creare tensioni o erigendo muri tra i vari uffici.

Occhio, per prima cosa, a non rispondere di getto alla domanda, fingi di riflettere un paio di secondi, in modo da sembrare sincero, non di avere imparato a memoria un paio di pregi e un paio di difetti. Per questo, mentre li elenchi, devi mostrare un tono quasi riflessivo, come se si trattasse di un ragionamento del momento, per quanto frutto della consapevolezza e non dell’improvvisazione. Una volta che hai citato i tuoi pregi, prima di passare ai difetti attendi per verificare se il selezionatore vuole intervenire, magari ponendoti qualche domanda al riguardo.

I difetti sono un punto delicato. La risposta a questo quesito dipende dal tipo di lavoro per cui ti candidi. Per esempio, se la posizione lavorativa richiede una forte resistenza allo stress, si dovrebbe evitare quanto meno di affermare di essere inclini allo stress, di non essere in grado di fronteggiare un certo carico di lavoro. Sarebbe come segnalare di non essere capaci di ricoprire quel determinato ruolo. Questo non implica che bisogna mentire o nascondere qualche difetto palese o grave, ma che si debba essere in grado di utilizzare le parole più accorte. Nel caso appena citato, il candidato potrebbe affermare che quando devo fronteggiare un carico di lavoro piuttosto pesante, a causa della mia inclinazione alla precisione, tendo a impiegare più tempo del dovuto, perché sono molto scrupoloso nel seguire ciascuna pratica e nell’affrontare ogni problema.

Un altro difetto potrebbe essere la scarsa tolleranza rispetto ai colleghi con strategie o pensieri diversi. Ebbene, si può anche evitare di autodefinirsi intolleranti, che è brutto anche solo a sentirsi, spiegando preferibilmente che ho convinzioni molto forti, un metodo di lavoro personale e collaudato, tale che a volte dovrei porre maggiore attenzione a quelli degli altri, rischiando in certe occasioni di non tenerne adeguatamente conto.

Altro difetto comune potrebbe essere un carattere accentratore dell’attenzione. Ebbene, si potrebbe addolcire la situazione, sostenendo che avendo un carattere abbastanza solare e gioviale, tendo a volte ad essere logorroico e a monopolizzare l’attenzione del gruppo, anche senza volerlo. In realtà sono sensibile ai bisogni altrui. Al contrario, il difetto opposto potrebbe essere la timidezza, che spinge a non essere in grado di parlare in pubblico. Per certi ruoli, specie dirigenziali, potrebbe trattarsi di un limite serio. Anche in questo caso, quindi, serve trovare le parole giuste, del tipo essendo un perfezionista, a volte temo di essere inopportuno o impreciso, per cui in pubblico tendo a parlare più che altro quando sono sicuro di ciò che dico. Glissare, infine, sulla mancanza di puntualità, non scusabile sul posto di lavoro. Meglio sarebbe rimediare al difetto, non a trovare parole per dipingerlo al meglio.

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Cosa Fare Dopo il Colloquio

In questa guida spieghiamo cosa fare dopo il colloquio.

Quante volte avrai sostenuto un colloquio di lavoro, conclusosi con la classica espressione “Le faremo sapere”? E quante volte, uscendo dall’ufficio, in cui ha appena affrontato la selezione, ti sarai chiesto “mi chiameranno mai? Quando?”. Ebbene, dobbiamo sapere che, così come esistono buoni consigli su come affrontare un colloquio, ve ne sono altri, che riguardano il dopo. Già, perché capita spesso di avere sostenuto un ottimo colloquio, di avere fatto buona impressione al recruiter e di mandare in malora il risultato acquisito, sbagliando le mosse da compiere dopo. Adesso, vi diamo qualche dritta su cosa fare e non fare, successivamente a un colloquio di lavoro.

Per prima cosa, quando vi congedate e il recruiter vi dirà “Le faremo sapere”, cercate di chiedere con cortesia e in maniera educata entro quale termine sarebbe possibile avere notizia dell’esito della selezione. Le espressioni che potreste utilizzare sarebbero del tipo “Mi scusi, potrei sapere gentilmente entro quanti giorni pensate di poterw essere in grado di comunicare il risultato?”. Vi sarà sicuramente indicata una scadenza, che non va presa alla lettera. Chi effettua una selezione non può avere con esattezza, se non raramente, idea di quanto tempo occorra per chiudere il primo passo o l’intera procedura. Pertanto, se vi dicesse “entro 10 giorni”, non affrettatevi a tempestare di chiamate l’ufficio l’undicesimo giorno, ma aspettate un paio di settimane, al termine delle quali sarebbe più che legittimo chiedere lumi sull’esito. Sì, ma come?

Una telefonata non appare opportuna. Vi immaginate il recruiter, che nel mezzo del suo lavoro, magari mentre ancora seleziona altri candidati, si sente chiamato al telefono da un suo ex esaminato per chiedergli come sia andato il colloquio? Sicuramente, avvertirà un certo fastidio, anche perché se tutti facessero così, dovrebbe dedicare ore della giornata solo a rispondere alle chiamate dei candidati già esaminati. Dunque, il mezzo più idoneo potrebbe essere l’invio di una mail, con la quale si chiede senza alcun tono perentorio o di pretesa, ma solo con cortesia, se sia già possibile conoscere come sia andata la selezione.

Anche se abitate nelle vicinanze dell’azienda per cui vi siete candidati o vi passate tutti i giorni, non cercate di precipitarvi in segreteria o in ufficio per sapere l’esito del colloquio, perché appare un espediente forse ancora più irritante di una telefonata, inviando al recruiter un segnale sbagliato, ovvero non di interesse verso la posizione lavorativa, bensì di petulanza e persino di disperazione. Assillare l’azienda per la quale ci si candida con chiamate, mail e visite per cercare di sapere come sia andata la selezione vi mette in cattiva luce, perché chi di dovere penserà, nel migliore dei casi, che siate così disperatamente alla ricerca di un lavoro, che non riuscite adattendere i tempi ordinari di una selezione.

Meno che mai dovreste cercare di avvicinare il recruiter in luoghi esterni all’azienda, informali, come al bar, al ristorante o altrove. Rischiate di bruciarvi, nonostante potreste aver sostenuto un colloquio molto positivo. E’ un comportamento molto sconveniente e che arreca molto disturbo. Vorreste che un cliente vi perseguiti anche mentre sorseggiate un caffè, parlandovi di lavoro?

C’è qualcosa, poi, che potreste fare subito dopo avere sostenuto un colloquio, ovvero inviare all’ufficio del recruiter una mail di cortesia, con la quale lo si ringrazia per l’attenzione prestata. Non usate formule cerimoniose, che potrebbero apparire stucchevoli. Limitatevi a ringraziare in maniera formale e con poche parole.

Tra le altre strategie che potreste mettere in atto per cercare di mettere in salvo il lavoro svolto vi è quella di una presenza sui social network. LinkedIn è molto utilizzato dai recruiter per valutare la professionalità e le interazioni dei candidati con la sfera professionale, specie a certi livelli. Aggiornate il vostro profilo, mentre per il caso di Facebook o Twitter, che sono social poco formali, ricordatevi che potreste essere monitorati, per cui evitate nei giorni successivi al colloquio di postare immagini e frasi poco convenienti e mantenete, invece, un atteggiamento serio. Prima ancora di sostenere il colloquio non sarebbe male fare un po’ di pulizia nella vostra bacheca. Non si sa mai.

Infine, a caldo, subito dopo il colloquio, annotate in un foglio di carta le vostre impressioni, oltre che i punti di forza e di debolezza che pensate vi siano stati, oltre che le domande ricevute. In questo modo, potreste cercare di capire le ragioni per le quali potreste venire ricontattati per un secondo e forse definitivo colloquio, eventualmente riparando ai punti deboli del primo. Nel frattempo, preparatevi più nello specifico sull’oggetto della candidatura, ovvero su quello che sareste chiamati a fare, se veniste assunti. Se il primo colloquio verte sulle capacità e conoscenze, il secondo stringe sulle vostre abilità concrete. Se non lo aveste già fatto prima del primo colloquio, studiatevi bene il sito web aziendale e cercate di capire dal primo contatto con il recruiter quali siano le richieste salienti dell’azienda.

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Colloquio Conoscitivo – Come Prepararsi

In questa guida mettiamo a disposizione alcuni consigli utili su come prepararsi per un colloquio conoscitivo.

Avete appena ricevuto una chiamata da parte dell’azienda alla quale avevate sottoposto la vostra candidatura? Complimenti, è un buon segno. Anche se, come spesso capita, ad inviare il proprio CV saranno stati numerosi candidati, il solo fatto che vi abbiano scelto per fare un colloquio conoscitivo rappresenta una buona notizia. Significa, infatti, che l’addetto alla selezione ha visto in voi un qualcosa di diverso e distintivo rispetto a tutti gli altri. Chiaramente, il solo CV e la lettera di presentazione non bastano da soli. Bisogna anche essere in grado di fare bella figura al colloquio, il quale potrebbe essere solo il primo di una serie, al termine della quale saprete se siete state scelti o meno per la posizione.

Vi daremo adesso qualche dritta per fare bella figura al colloquio conoscitivo. Per prima cosa, informatevi in maniera non approssimativa sull’azienda. Come? Guardate il sito, perché ormai quasi tutte le aziende ne posseggono uno. Tramite questo dovete cercare di capire dove svolge la sua attività, quale sia la sua dimensione, ovvero quanti sono all’incirca gli addetti, cosa faccia nello specifico, quali siano le sue caratteristiche distintive, quale posizione ricopre sul mercato e da quanto tempo è attiva. Informazioni basilari per cercare di farsi un’idea su chi si abbia davanti, se una piccola realtà produttiva scarsamente qualificata o ben più organizzata e radicata, magari in possesso di una quota di mercato significativa nell’ambito in cui opera, per cui bisognerebbe essere in grado di segnalare meglio le proprie qualità.

Successivamente, informatevi anche con riferimento alla specifica posizione per la quale vi siate candidate. Spesso, capita che le offerte non siano chiare, magari indicate con espressioni inglesi poco comprensibili ai più. Capite di cosa si tratta, se sia una posizione amministrativa o commerciale, impiegatizia o operaia, se si ricoprirebbe un ruolo di responsabilità e se la retribuzione sia di tipo fissa o legata ai risultati o di entrambe le tipologie.

A questo punto, rileggete il vostro CV e la lettera di presentazione, in modo da carpire cosa abbia potuto stimolare l’attenzione del recruiter, in relazione alla posizione offerta. Saprete già chiaramente quali siano i vostri punti di forza e quelli, invece, deboli, dove avete esagerato sulle vostre conoscenze e abilità e dove potete battere il tasto per stupire positivamente il vostro interlocutore. In ogni caso, preparatevi un breve discorso, che in poche frasi sia in grado di riassumere le vostre competenze, il vostro percorso scolastico e professionale.

Attenzione, non parlate della vostra vita privata, perché non è di interesse di chi vi ascolta. Dovete concentrarvi solamente delle vostre esperienze scolastiche e professionali, avendo cura di mostrarvi positivi e di non parlare mai male né di qualche vostra attività passata o anche attuale, magari cercando di mettere in cattiva luce il vostro capo, perché anche se aveste ragione, finireste per passare come un pianta grana, un elemento di disturbo, negativo.

Preparatevi a rispondere ad alcune domande molto probabili. La prima: “Cosa vi ha spinto a candidarvi per questa posizione?” Qui, dovete cercare di mettere in risalto gli aspetti positivi dell’azienda per cui vi state candidando, non quelli negativi dell’eventuale azienda per cui stiate ancora lavorando. Né bisogna rispondere di essere interessati alla retribuzione attesa più elevata di quella che percepite o a un posto di lavoro più stabile. Semmai, evidenziate di voler essere parte di una realtà di largo respiro, magari di rilievo nazionale o internazionale, nonché di ambire a intraprendere una carriera di lungo corso, che al momento non è per voi disponibile nella realtà in cui lavorate.

Seconda possibile domanda: “Perché pensate di essere in grado più di altri a ricoprire questa posizione?”. Esaltate i vostri aspetti negativi, non denigrate quelli degli altri candidati, nel caso in cui il colloquio conoscitivo sia di gruppo. Mettere in evidenza le vostre qualità professionali, le conoscenze acquisite nell’ambito scolastico, la vostra precisione, affidabilità, puntualità, il carattere flessibile, la predisposizione al lavoro di gruppo, a intrattenere rapporti personali, a lavorare per obiettivi, etc.

Altra domanda da mettere in conto: “Quali sono i vostri principali pregi e difetti?”. Evitare di fare scena muta. Tutti abbiamo pregi e tutti possediamo anche difetti. Preparatevi sin da casa un paio di questi ultimi, non gravi, ma almeno in grado di segnalare il vostro spirito autocritico. Risulta essere chiaro che non dovrete menzionare difetti del tipo “sono pigro” o “non sono mai puntuale”, “pecco di imprecisione”, etc. Equivarrebbe a segarvi le gambe.

Sin qui, abbiamo accennato al discorso da tenere in fase di colloquio, ma ricordatevi che per chi vi deve giudicare senza conoscervi, magari avendo parlato con voi per pochi minuti, l’abito fa il monaco. Ergo, cercate di presentarvi puntuali e con un stile curato e vestiti bene. Gli uomini dovranno indossare giacca e cravatta, le donne un tailleur e in alcun modo esibire scollature o gonne sopra il ginocchio. Per tutti, non mettere niente di eccentrico, eccessivamente colorato e accessori vistosi o fastidiosi alla vista o all’orecchio, come numerosi braccialetti penzolanti.

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