Pregi e Difetti Colloquio di Lavoro – Cosa Raccontare
In questa guida spieghiamo cosa rispondere se durante il colloquio viene chiesto di parlare dei propri pregi e difetti.
Sempre più spesso, nel corso di un colloquio di lavoro, magari verso la fine, prima di essere congedati, il selezionatore è solito porre domande a sorpresa e a prima vista apparentemente fuori dalle righe. Una di queste è molto probabile che sia “Mi dica un suo pregio e un suo difetto o Mi elenchi due o tre pregi e due o tre suoi difetti”. Può accadere, che essendosi preparati per altro, non si risponda immediatamente, oppure che lo si faccia goffamente, facendosi venire in mente solo qualche pregio, ma non un difetto, cosa che ci renderebbe poco credibili, dato che tutti abbiamo qualche pregio e tutti abbiamo qualche difetto.
Una lunga pausa per riflettere su quali siano gli uni e gli altri non sarebbe appropriata, perché segnalerebbe al selezoinatore scarso spirito autocritico, il che sarebbe grave, specie per determinate posizioni lavorative. Per esempio, come si potrebbe aspirare al ruolo di responsabile del personale, che implica una capacità di relazione con i dipendenti dell’azienda, quando non si è in grado nemmeno di conoscere le proprie caratteristiche.
Dunque, il primo consiglio che vi forniamo è di prepararsi bene a questa domanda, ormai molto frequente. In che modo? Bisogna analizzarsi, cosa che si dovrebbe essere abituati a fare di tanto in tanto, anche soffermandosi cinque minuti nel corso della giornata.
Attenzione, però, perché non solo non è sufficiente fare un elenco di pregi e di difetti, ma anzi sarà molto importante venderli bene al nostro interlocutore. Come prima cosa, i pregi non devono essere esagerazioni delle proprie qualità, perché si rischia di scadere nel ridicolo, nel grottesco. Se sono un tipo preciso, non posso affermare che la mia qualità è la perfezione, altrimenti strapperemmo solo un sorriso da parte di chi ci ascolta. Dobbiamo soppesare le parole, per esempio, potendo affermare di essere inclini alla precisione, puntuali, capaci di interagire con gli altri, flessibili, dinamici, eclettici. Nel sottolineare i pregi, dobbiamo evitare di dare un’idea di noi stessi inflessibile, immutabile, perché un’azienda trova generalmente sconveniente che un suo dipendente, per quanto puntuale e preciso, non sia in grado di interagire con gli altri colleghi o che non riesca a comprendere le esigenze altrui, di fatto potendo esacerbare o creare tensioni o erigendo muri tra i vari uffici.
Occhio, per prima cosa, a non rispondere di getto alla domanda, fingi di riflettere un paio di secondi, in modo da sembrare sincero, non di avere imparato a memoria un paio di pregi e un paio di difetti. Per questo, mentre li elenchi, devi mostrare un tono quasi riflessivo, come se si trattasse di un ragionamento del momento, per quanto frutto della consapevolezza e non dell’improvvisazione. Una volta che hai citato i tuoi pregi, prima di passare ai difetti attendi per verificare se il selezionatore vuole intervenire, magari ponendoti qualche domanda al riguardo.
I difetti sono un punto delicato. La risposta a questo quesito dipende dal tipo di lavoro per cui ti candidi. Per esempio, se la posizione lavorativa richiede una forte resistenza allo stress, si dovrebbe evitare quanto meno di affermare di essere inclini allo stress, di non essere in grado di fronteggiare un certo carico di lavoro. Sarebbe come segnalare di non essere capaci di ricoprire quel determinato ruolo. Questo non implica che bisogna mentire o nascondere qualche difetto palese o grave, ma che si debba essere in grado di utilizzare le parole più accorte. Nel caso appena citato, il candidato potrebbe affermare che quando devo fronteggiare un carico di lavoro piuttosto pesante, a causa della mia inclinazione alla precisione, tendo a impiegare più tempo del dovuto, perché sono molto scrupoloso nel seguire ciascuna pratica e nell’affrontare ogni problema.
Un altro difetto potrebbe essere la scarsa tolleranza rispetto ai colleghi con strategie o pensieri diversi. Ebbene, si può anche evitare di autodefinirsi intolleranti, che è brutto anche solo a sentirsi, spiegando preferibilmente che ho convinzioni molto forti, un metodo di lavoro personale e collaudato, tale che a volte dovrei porre maggiore attenzione a quelli degli altri, rischiando in certe occasioni di non tenerne adeguatamente conto.
Altro difetto comune potrebbe essere un carattere accentratore dell’attenzione. Ebbene, si potrebbe addolcire la situazione, sostenendo che avendo un carattere abbastanza solare e gioviale, tendo a volte ad essere logorroico e a monopolizzare l’attenzione del gruppo, anche senza volerlo. In realtà sono sensibile ai bisogni altrui. Al contrario, il difetto opposto potrebbe essere la timidezza, che spinge a non essere in grado di parlare in pubblico. Per certi ruoli, specie dirigenziali, potrebbe trattarsi di un limite serio. Anche in questo caso, quindi, serve trovare le parole giuste, del tipo essendo un perfezionista, a volte temo di essere inopportuno o impreciso, per cui in pubblico tendo a parlare più che altro quando sono sicuro di ciò che dico. Glissare, infine, sulla mancanza di puntualità, non scusabile sul posto di lavoro. Meglio sarebbe rimediare al difetto, non a trovare parole per dipingerlo al meglio.